QUANDO E' TROPPO E' TROPPO

 

animali amici miei

“Salve Sammy.” mi apostrofa Peppino appena metto piede nel suo bar. “Su, raccontaci le novità.”

“Quali novità. Io non so nulla.”

“Certo che sei un bell’impiastro, eh Sammy! Devo essere sempre io a raccontarti le notizie di casa tua. Non è mai successo una volta che tu ci abbia informati su qualche avvenimento. Bah! Comunque so che una signora ha telefonato alla tua mammy e le ha proposto di prendere un gatto bianco.”

“E lei? Che cosa ha risposto?”

“Sembra che il tuo papy l’abbia convinta ad acconsentire, anche se lei non era molto del parere.”

“Ha più cervello mammy di suo marito. Mi spieghi come faremo a sistemare questo nuovo gatto? Non ci sono stanze vuote in casa nostra, e spero proprio di non essere obbligato a sorbirmi un altro micio: non ne avrei la forza, e comunque mi opporrò con tutto me stesso.”

Peppino è rimasto senza parole, stupito dalla veemenza che ho messo nella mia replica.

Io di solito sono un tipo calmo che accetta passivamente quasi tutto, quindi il barista non si aspettava da me una reazione del genere.

“A tutto c’è un limite, lo sapete anche voi. Io non sono uno straccio, ho la mia dignità!” cerco di giustificarmi.

Con queste dichiarazioni che mi frullano nella testa abbandono il bar abbastanza seccato e mi dirigo verso casa.

Già nell’ingresso sento un fetore di gatto estraneo che mi fa rizzare il pelo sulla schiena e ingrossare la coda. Poi lo vedo. È là, disteso sul divano, con un’aria da imperatore che mi manda in bestia.

“Che ci fai sul mio divano? Scendi subito da lì!” gli ingiungo, avvicinandomi minaccioso.

Lui non fa una piega, anzi apre la bocca in un languido sbadiglio.

“Questo è troppo!” dichiaro saltandogli alla gola con gioia omicida.

Mammy me lo toglie dagli artigli e se lo coccola un poco tra le braccia.

“Sammy! Sei un cattivone. Che cosa ti ha fatto questo povero gatto? Non hai neppure in minima parte il senso dell’ospitalità!”

“Ospitalità un corno. Io non voglio quel gatto per casa, quindi fallo sparire al più presto o saranno guai, te lo assicuro” ruggisco furibondo.

La mia mammy non replica e se ne va dalla stanza col suo prezioso fardello.

“E non comparirmi più davanti!” ingiungo al mio rivale, imbaldanzito per la vittoria.

Poi salgo sul divano e annuso per bene le tracce odorose del nuovo micio che, bianco com’è, ha ispirato a Mickey il nome di Biancaneve, anche se la mia mammy l’ha battezzato Abi.

“Che schifo” sussurro arricciando il naso a quell’odore nauseante. “Dovrò badare a far sparire il fetore di Biancaneve da questa casa, e al più presto anche.” Così spruzzo il divano con qualche goccia di ferormoni.

Willy allora mi piomba addosso per una partita di lotta greco-romana, e io dimentico tutto nel profumo del mio amico. Fino all’indomani, quando quell’ammasso di pelo bianco si ripresenta all’ora di colazione per grufolare nei nostri piatti.

Mi salta subito la mosca al naso e glielo mostro con movimenti di avvicinamento lenti e minacciosi.

Per fortuna lui scompare in un’altra stanza, e io posso finalmente mangiare in pace.

Terminato il pasto, esco in giardino e mi dirigo subito al bar di Peppino.

Stavolta avrò anch’io qualcosa da raccontare!

“Salve ragazzi” saluto con brio i pochi presenti.

“Ohilà Sammy. E allora? che ci racconti?”

Non aspettavo altro. Mi lancio allora in un’esposizione dettagliata delle mie ultime avventure, vantandomi di avere sempre avuto partita vinta.

“Non sei un po’ troppo aggressivo con quel povero gatto?” mi fa Peppino.

“Dovresti vivere in casa nostra: ci sono mici in tutte le stanze e in ogni angolo. Ti pare che riusciresti a sopportare continui nuovi inserimenti?”

“Beh, non mi pare però che arrivino gatti tutti i giorni…”

“No, è vero. Però quando è troppo, è troppo!”

(dal libro Animali, amici miei edito in marzo 2010)