ESTREMO, MEDIO, MINIMO

 

Ritratti di parole

Estremo, Medio e Minimo erano grandi amici.

Li si vedeva sempre insieme e non c’era evento pubblico di cui non fossero protagonisti.

La gente sorrideva vedendoli passare, sempre schierati allo stesso modo.

Un giorno avvenne che, nel loro villaggio, giungesse un professore universitario. Si guardò intorno e: “Dite un po’ buonuomo, in questo paese non esistono scuole?”

“Sì che esistono, signore. Vede quell’edificio laggiù? Quelle sono le nostre scuole,” rispose l’interpellato.

Il professore si diresse a grandi passi verso il vecchio caseggiato, entrò e si trovò davanti Estremo, Medio e Minimo che fungevano da insegnanti.

Ma non di comuni insegnanti si trattava; infatti, le loro lezioni erano collettive: nessuno di loro si sarebbe mai separato dagli altri.

L’anziano visitatore inorridì e pontificò: “L’insegnamento ha da essere pluralista. Dovete dividervi le classi, in modo che ognuno di voi possa insegnare qualcosa di diverso dagli altri.”

Estremo: “Da noi le cose…”

Medio: “Sono sempre andate…”

Minimo: “In questo modo, signore, e…”

Estremo: “Nessuno se ne è mai…”

Medio: “Lagnato. Quindi…”

Minimo: “Perché cambiare?”

“Perbacco, non credo ai miei occhi! Siete forse concatenati? E in che modo, per l’amor del cielo?” domandò il professore.

I tre amici si guardarono, allargarono le braccia e scoppiarono in una cortese risata.

Estremo: “A mali estremi…”

Medio: “Mediamente…”

Minimo: “La quantità minima…”

“È l’ottimo!” terminarono a una voce.