ILVECCHIO BUFF

 

lineffabile Buff

“Mamma, mamma, vieni a vedere” mi invita mio figlio.

Mi affaccio alla finestra e vedo il suo compagno di banco accompagnato dalla madre che regge un guinzaglio attaccato al quale sgambetta maestoso un alano.

Resto imbambolata a guardarlo: è un cane di un’eleganza innata, regale, enorme e beneducato. Infatti, il guinzaglio resta morbidamente teso tra la signora e il suo cane.

“Hai visto, mamma? Non è meraviglioso?” si entusiasma Luca, prima che i due accompagnatori di mio figlio si accommiatino per tornare a casa loro.

In effetti, un cane di quel genere non è molto comune da vedere, anche perché impegnativo da allevare.

Mio figlio prosegue a parlare delle meraviglie di Debbie (l’alano femmina del suo compagno di scuola) per almeno un’ora, prima che io mi stanchi e lo inviti a una passeggiata nel parco vicino.

Luca accetta con entusiasmo, gli è sempre piaciuto camminare, ma oggi guarda con malcelata passione tutte le persone accompagnate da cani.

“Perché non possiamo prendere anche noi un cane?” mi chiede a bruciapelo.

“Sai che un cane richiede molte attenzioni e disponibilità a portarlo fuori per i bisogni fisici e mentali. Sei disposto ad assumertene la responsabilità?”

“Certo, mamma, certo che sono disponibile. E… e mi piacerebbe un alano, se tu e papà siete d’accordo.”

“Non se ne parla proprio. Il suo costo sarebbe impossibile per noi da sostenere e, inoltre, il canile municipale è colmo di cani che aspettano di essere scelti per vivere una vita degna di questo nome. Quindi, se ti adatti a scegliere un cane in canile, sono certa di poter convincere papà ad accontentarti, altrimenti…”

Luca sbuffa: probabilmente aveva sperato di potere esibirsi con un cane di razza pregiata, e la mia resistenza l’ha spiazzato.

“Ci penso e poi ti dico” mi risponde deluso.

“Guarda che anche in canile hanno cani di razza che, per un motivo o per l’altro, sono stati abbandonati.”

“Ah sì?” chiede Luca con occhi brillanti di entusiasmo. “Ci possiamo andare domani che è sabato?”

“Va bene, stasera parlo con tuo padre e, se anche lui è d’accordo, domani andremo tutti e tre. Ora torniamo a casa, ci sono i compiti da fare.”

Stranamente silenzioso, Luca ha di sicuro in mente qualcosa che non osa dirmi. Staremo a vedere.

Poiché ieri sera sono riuscita a convincere mio marito della “necessità” di un cane per il nostro piccolo, oggi stiamo viaggiando impavidi verso l’avventura del canile.

Là giunti, spieghiamo alla responsabile che vorremmo adottare un cane.

“Avete uno spazio esterno?”

“No, viviamo in appartamento, ma vicino a casa c’è un grande parco, dove possiamo fare passeggiate con il cane.”

“Che tipo di cane vi interessa?”

“Io vorrei un cucciolo di alano o anche di labrador” dichiara Luca.

“Al momento non ne abbiamo, però, se ti interessa un cucciolo, te ne mostro alcuni. Se volete seguirmi…” aggiunge, rivolta a tutti noi.

La seguiamo, entrando in una stanza gremita di gabbie dove urlano a squarciagola una cinquantina di cuccioli canini, uno più bello dell’altro.

Luca si è incantato a guardarli, poi si avvicina e li accarezza uno a uno, guardandoci ogni volta con fare smarrito: la scelta è ardua e, lo vedo bene, nessuno dei cuccioli ha conquistato il suo cuore.

Alla fine della visita, io dichiaro: “Puoi pensarci stasera e domani, se il canile è aperto, possiamo tornare e sceglierne uno, eh, che ne dici?”

“Sì, è meglio così” acconsente il mio adorabile ragazzino.

Abbandonando lo stanzone, per uscire siamo costretti a passare attraverso un corridoio costeggiato da box che ospitano cani adulti.

E lì succede.

Luca si ferma davanti a un box, dove un cane anziano si aggira irrequieto. Udendo i nostri passi, si avvicina alla recinzione e ci osserva: i suoi occhi contengono miliardi di tristezze ma sono dolci, dolcissimi.

Il mio ragazzo non sa che fare, andarsene non può: quegli occhi non gli lasciano tregua, lo incatenano con una forza magnetica che ha del soprannaturale. Non ho mai visto mio figlio così coinvolto.

Cerco di farlo muovere, prendendogli la mano, ma lui si divincola e accarezza quel povero essere che risponde alle sue carezze con guaiti commoventi.

Luca ha gli occhi pieni di lacrime, evidentemente non sa che fare.

La responsabile del canile ci racconta: “Questo è Buff, ha dieci anni trascorsi quasi per intero in una famiglia che, quando lui è invecchiato, ce l’ha riportato per comprare un cucciolo di razza. Da quando è tornato non ha più pace: continua a camminare nel box e guarda lontano, sicuramente sperando che la sua famiglia torni a riprenderlo. Non va d’accordo con gli altri cani e quindi devo tenerlo in un box da solo.”

Mio figlio mi guarda, i suoi occhi non sono più pieni di lacrime che ora scorrono liberamente sulle guance.

Poi mi abbraccia singhiozzando, mentre io gli accarezzo la testa.

“Voglio lui” mi sussurra, guardando il vecchietto che non ha mai smesso di scodinzolare e di allungare il capo in cerca di carezze.

Io guardo mio marito che alza le spalle in segno di resa: d’altra parte è meraviglioso avere un figlio tanto sensibile.

Gli accordi con la responsabile sono presi, le carte firmate e l’indomani Buff fa ormai parte della nostra famiglia.

Mai scelta fu più indovinata: l’amore che il nostro cane ci sta donando supera ogni più rosea aspettativa.