CHIACCHIERE SILVESTRI

CHIACCHIERE SILVESTRI

scoiattolo 

"Allora? com'è andata stamattina a scuola?"
"Bene, mamma; la maestra ci ha spiegato ecologia. Sai che cos'è?"
"Sì, certo, e...?"
"È stato bellissimo! Le abbiamo chiesto di parlarcene ancora."
"Bene, tesoro. Sono contenta. Ora però sali in camera tua per il riposino pomeridiano."
"Fa troppo caldo, mamma. Non potrei andare in giardino? Sull'amaca? Almeno là fuori c'è più aria."
"D'accordo. Ti sveglierò alle quattro, così avrai tempo per i compiti."
Pietro è stanco, accaldato, avrebbe solo voglia di sguazzare mezzo nudo in una bella piscina, ma anche una comoda amaca non è male!
Non fa in tempo a stendersi che già la sua mente è invasa da una tenebra dolce in fondo – ma proprio in fondo – alla quale i sogni si accalcano per conquistare il diritto di esibizione.
Nel sogno Pietro esce dal giardino e, condotto per mano dalla curiosità, si avventura in un bosco fittissimo.

Leggeri sono i suoi passi, tanto che riesce a sorprendere il monologo di una civetta che sta cercando un posto adatto per il suo riposo diurno.
"Scusi, signora," la apostrofa Pietro. "Qual è la strada per il mare?"
"Ora non ho tempo. Io sono un animale notturno e di giorno devo dormire. Torna stanotte e ti spiegherò tutto," bofonchia la civetta.
Pietro prosegue speranzoso: in lontananza gli è parso di intravedere un baluginio argenteo. Potrebbe trattarsi di un fiume, di un lago o del mare stesso. Chissà!
Ora corre il nostro eroe finché arriva, a corto di fiato, davanti all'immensa distesa di un mare blu – di un blu proprio come quello delle fiabe.
Pietro si toglie i vestiti e si tuffa nell'acqua tiepida. Nuota verso il largo, dove si immerge per far conoscenza con gli abitanti sottomarini.
"Ciao, Pietro. Come va?" lo saluta una grossa cernia. "Come mai da queste parti?"
"Oh volevo vedere com'è la vita qua sotto. Raccontami di te."
"Io sono un pesce solitario, perciò mi faccio avvicinare unicamente dai pesci pulitori. Entro in contatto con i miei simili solo quando vado a caccia."
"E dove vivi? Hai una tana, un rifugio?"
"Ne ho avuti molti, a diverse profondità. Ora ne ho uno in una zona appartata e profonda – una fenditura in una roccia. Sai, le attività umane in superficie mi disturbano, e poi cerco di fuggire l'inquinamento che è particolarmente intenso vicino alle coste."
"È molto inquinato il mare?"
"Purtroppo siamo quasi al collasso. E pensare che il mare assorbe ben il 50% del calore e il 30% dell'anidride carbonica prodotti da voi. Tu penserai: vista l'importanza del mare, noi umani dovremmo trattarlo bene. E invece no. Scarichi urbani e industriali, pesticidi e prodotti chimici usati in agricoltura, scarti delle lavorazioni minerarie, rifiuti radioattivi, sversamenti di petrolio dalle petroliere, pozzi petroliferi marini di cui gli umani perdono il controllo e così via. Adesso poi vi siete inventati anche i POP, sostanze inquinanti che non si decompongono e che tendono a fissarsi nei tessuti degli organismi viventi, peggiorandone notevolmente la salute e la qualità della vita."
"Mi dispiace," sussurra Pietro, "non sapevo niente di tutto questo. Posso fare qualcosa io per il mare?"
"Certo. Puoi, per esempio, diffondere le notizie che hai appreso e non buttare mai nulla in acqua."
Il nostro amico, meditando sulle parole della cernia, si ritrova all'improvviso nel bosco, dove sta correndo verso un'altura che sovrasta le cime degli alberi.
Giunto ai piedi della collina, Pietro decide di scalarla: "Chissà che trovi qualche simpatico animaletto lassù," pensa.
Con quattro salti il nostro eroe arriva proprio in cima all'altura, dove vede una grossa lucertola di un verde brillante. Si ferma incantato a guardarla.
"Salve Pietro," lo saluta gentilmente il rettile. "Io sono Ram il ramarro. Sto quassù per godermi un po' di fresco. E tu?"
"Oh, beh... io sono venuto a trovarti. Non avevo mai visto una lucertola grande come te."
"Eh ma io non sono proprio una lucertola. Sono un ramarro maschio. Vedi sotto il mio mento questa macchia azzurra? È il segno della mia virilità. Sono acerrimo nemico dei serpenti e mi nutro di insetti, uova di uccelli, bacche e altri vegetali."
"Hai una tana?"
"Sì. Guarda è proprio là, tra quelle rocce. Vi trascorro l'inverno, quando fa troppo freddo per andare a caccia."
"Come mai ci sono così pochi alberi su questa collina?"
"Eh," sogghigna Ram, "siete voi umani che avete spogliato i pendii."
"In che senso, scusa?"
"Avete abbattuto molti alberi, e quei pochi rimasti sono in parte morti per l'inquinamento atmosferico. Questo ha causato anche molte difficoltà agli uccellini che vivevano lassù e che hanno dovuto trovarsi un'altra sistemazione."
"È male per l'ambiente che non ci siano più alberi?"
"Sì, per due motivi. Il primo perché gli alberi assorbono l'anidride carbonica prodotta da voi umani, secondo perché, quando piove, l'acqua non è trattenuta dalle piante, dilava il terreno e può provocare, tra l'altro, caduta di sassi e anche frane."
"Posso fare qualcosa io?" chiede confuso Pietro.
"Potresti, per esempio, piantare qualche alberello e convincere i tuoi amici a fare altrettanto," lo saluta il ramarro.
Di nuovo Pietro è sbalzato nel bosco, dove un albero sta per essere abbattuto da due uomini muniti di sega elettrica.
Il rumore è assordante, ciononostante il ragazzo riesce a udire i lamenti del povero albero: "Ahi! Che male! Che cosa mi state facendo. E tu, Pietro, non fai nulla per salvarmi?"
"Ehi!" grida allora quest'ultimo ai boscaioli, "perché torturate così quella povera pianta?"
"Levati di torno, ragazzo. Qui è pericoloso. Vattene, dai!"
Pietro non sa come comportarsi. Si guarda intorno e vede un animaletto rossastro abbandonare velocissimo l'albero che sta per cadere.
"Chi sei?" lo apostrofa il nostro eroe.
"Sono la scoiattolina Roddy. Vieni, accompagnami. Ho bisogno di parlarti."
I due si allontanano dal luogo del delitto.
"In quell'albero," inizia a raccontare l'animaletto, "avevo costruito la mia tana, erano nati i miei piccoli e avevo le mie riserve di cibo. Ora dovrò rifare tutto daccapo."
"Se vuoi, posso offrirti una fetta di torta: mi è rimasta dalla colazione di stamattina."
"No, ti ringrazio. Io mi nutro di noci, nocciole, ghiande, pinoli, germogli e gemme. Talvolta
– ma che resti tra noi, eh – rubo qualche uovo nei nidi degli uccellini."
"Posso fare qualcosa per te?" si offre Pietro che sente un intenso moto di simpatia per quell'animaletto.
"Sì, caro. Scegli per me un albero, dove io possa tranquillamente costruirmi una tana."
Allora Pietro si reca dai boscaioli cui chiede quali altri alberi hanno intenzione di abbattere. Ottenuta l'informazione, torna dall'amica per raccomandarle una pianta sicura.
Roddy ringrazia il ragazzo e si mette subito all'opera: "Sai, Pietro, io sono un animale diurno, di notte devo avere un posto in cui riposare. Ci sono tanti predatori nel bosco!"
"Anche questo bosco è inquinato?" chiede il ragazzo.
"Purtroppo sì," confida la scoiattolina. "Con l'inquinamento atmosferico prodotto dagli umani, spesso piovono sul bosco ossidi di zolfo e di azoto – le cosiddette piogge acide – che, danneggiando la vegetazione e il suolo, lo fanno inaridire. Inoltre, voi umani lasciate sul terreno molte porcherie, tipo mozziconi di sigaretta, plastiche (tappi, sacchetti, bottiglie, cannucce ecc.), metalli (tappi, lattine, scatolette ecc.) e non ricordo più che altro."
"Posso fare qualcosa io?"
"Sì, caro. Puoi, ad esempio, riportare a casa tutti i rifiuti prodotti in occasioni di gite e distribuirli in raccolta differenziata."
"Lo farò, Roddy. Promesso!"
"Tick, tick, tick," cinguetta un uccellino piccolissimo – sembra un passero – da un ramo di pino.
"E tu chi sei?" chiede divertito il nostro amico.
"Ciao, Pietro. Io sono Ruby, il pettirosso. Vedi quanto sono bello?" dichiara girando su se stesso per farsi ammirare.
In effetti, le piume, grigie sul dorso e arancio sul petto, la gola e la fronte, sono soffici e armoniose. Nonostante le ridotte dimensioni, gli occhi sono grandi e il corpo paffuto.
"Anche tu abiti in questo bosco?"
"Certo."
"E, dimmi, dove fate il nido voi pettirossi?"
"Non abbiamo un posto preferito, scegliamo quello che ci assicura più tranquillità. A volte ci sono alberi che hanno i tronchi con una spaccatura e, noi che siamo piccoli, ne approfittiamo. Oppure utilizziamo anche buchi nei muri, le siepi o i cespugli fitti."
"Di che cosa ti nutri?"
"Io sono insettivoro, tanto è vero che i contadini ci amano perché liberiamo le campagne dagli insetti nocivi per le colture. Abbiamo però molti nemici umani – i cacciatori – che ci catturano per nutrirsi della nostra carne. Ora però ti devo lasciare. Mi è parso di vedere un mio simile su quell'albero, e lo devo cacciare subito, prima che si stabilisca qui. A presto amico," cinguetta l'uccellino volandosene via.
Il ragazzo, rimasto solo, si guarda intorno cercando qualcuno con cui proseguire le interessanti conversazioni purtroppo interrotte.
"Bosco? mi potresti raccontare qualcosa tu, per favore?"
"Certamente. Sul mio suolo vivono muschi, licheni e qualche fiore che richiede pochissima luce. In mezzo a una lettiera di foglie crescono i funghi le cui radici, dette miceli, si nutrono di organismi in decomposizione. Il sottobosco è formato inoltre da cespugli tra cui si innalzano gli alberi veri e propri. Tu ti chiederai a che cosa serve tutto questo intrico di vegetali. Ebbene i boschi servono a filtrare e rinnovare l'aria, a proteggere il terreno dalle piogge e sono un importante serbatoio di sostanze chimico-naturali, oltre che il rifugio di innumerevoli forme di vita."
Pietro, bocca pendula e occhi increduli, ora sente una voce lontana che spinge i sogni a ritirarsi in buon ordine e, di lì a poco, il ragazzo apre gli occhi.
"Mamma, che c'è? mi hai spaventato!"
"È da un po' che cerco di svegliarti, ma tu non ne volevi sapere. Sono le quattro e mezzo, è ora di alzarti."
"Che tu sappia, mamma, ci sono dei boschi qui nei dintorni?"
"No, tesoro. Ho visto solo qualche raro albero in giro. Perché me lo chiedi?"
"Mi piacerebbe tanto visitare un vero bosco, con qualcuno che conosca i nomi dei suoi abitanti. Prima che tu mi svegliassi, stavo parlando con un pettirosso e uno scoiattolo. Erano bellissimi e gentili anche."
"Beh, se ti piacciono i pettirossi, vieni, ti mostro un loro nido a casa della zia Francesca."
La zia abita in una villetta a schiera alla fine della via. In un attimo i due sono là, e la madre mostra al figlio un vecchio cappello di paglia appoggiato su un'alta mensola in giardino. Dentro reclamano cibo con i beccucci spalancati tre minuscoli pettirossi.
"Che belli! E quanto sono piccoli!" esclama il nostro amico.
"Figurati che i pettirossi adulti pesano solo diciotto grammi!" sorride la zia.
"Si possono tenere in gabbia?" chiede Pietro.
"Per quale motivo vorresti imprigionare questi magnifici uccellini? Loro amano la libertà, proprio come noi. A te piacerebbe vivere in una gabbia?"