DOVE E' FINITA TILLI?

 

orca

Tilli nuotava felice seguita dai suoi tre piccoli, dalle amiche Occi e Pocci (due anziane orche ormai infeconde) e dal compagno Tillo.

Stavano andando a caccia tutti insieme: avevano, infatti, individuato con il loro sonar un banco di pesci abbastanza grossi da soddisfare le loro esigenze alimentari.

Giunti silenziosamente sul luogo, partirono all’attacco con una nuova tecnica che avevano studiato da poco: accerchiare i pesci in sei, mentre il settimo mangiava. Quando il settimo era soddisfatto, lasciava il posto a un altro membro della famiglia, di modo che tutti potessero, a turno, sfamarsi.

Una volta soddisfatti i loro bisogni, il gruppo si allontanò nuotando verso il largo. Ogni giorno compivano lunghi tragitti, vuoi per la curiosità di visitare luoghi sconosciuti, vuoi per esigenze materiali: non avrebbero potuto vivere sempre nello stesso luogo, altrimenti avrebbero distrutto le loro riserve alimentari.

Mentre andavano, videro un’ombra piuttosto grande che oscurava la luce della superficie.

“Che cos’è quello, mamma?” chiese uno dei piccoli.

“Sarà senz’altro una barca pescatrice,” rispose Tilli.

“Si può mangiare?” domandò un altro piccolo.

“Certo che no!” esclamò Tilli sorridendo.

“E allora a cosa serve?” domandò il terzo piccolo.

“Per noi rappresenta solo un pericolo,” spiegò Tilli.

“Sarebbe meglio che sapessero esattamente come avvengono queste cose” si intromise Pocci.

“Se vuoi restare un po’ con Tillo, posso istruirli io i tuoi piccoli,” si offrì Occi.

“Va bene, siete molto più preparate di me su queste cose,” sorrise Tilli, allontanandosi con il suo compagno.

I piccoli erano molto eccitati: avrebbero di certo ascoltato chissà quante storie interessanti e magari anche “paurose”, si dissero, predisponendosi all’ascolto intorno alle due anziane orche.

“Bene,” iniziò Pocci. “Dovete sapere che le navi pescatrici sono molto pericolose, non solo per noi ma anche per tutti gli altri abitanti del mare. Sapete che noi orche non abbiamo predatori e quindi solchiamo i mari con una certa sicurezza. E invece è importante prestare sempre molta attenzione a tutto.”

“Sì,” intervenne Occi, “ci sono molti modi in cui le navi pescatrici possono danneggiarci. Le reti a strascico…”

“Che cosa sono?” chiese interessato un piccolo.

“Sono reti molto grandi che le navi pescatrici buttano sul fondo marino e che poi trascinano, raccogliendo non solo pesci grandi e piccoli ma anche tutto quanto si trova là sotto.”

“Il problema è che tanti pesci, tartarughe o anche orche come noi, alla nave pescatrice non interessano e sono quindi ributtati in mare, magari feriti o mezzo soffocati,” aggiunse Pocci.

“E allora noi che cosa possiamo fare?” chiese un altro piccolo.

“Dobbiamo scappare il più velocemente possibile appena vediamo l’ombra di una nave pescatrice,” suggerì Occi.

“Sì, però hai detto che hanno anche altri metodi per nuocerci,” volle sapere un piccolo.

“È vero. Per esempio c’è la rete a circuizione che circonda un branco di pesci (di solito piccoli o tonni) ma che può imprigionare anche noi per errore. Poi ci sono i palangari. Sono strutture rigide da cui pendono decine e decine di ami cui i pesci abboccano, pesci che non riescono più a staccarsi e che muoiono per le ferite alla bocca o per sfinimento. Poi abbiamo…”

“Basta così!” esclamarono i piccoli all’unisono. “Siamo già abbastanza spaventati. Vogliamo la nostra mamma, dov’è?”

Nuotarono seguendo Pocci e Occi che scrutavano da tutte le parti, ma di Tilli nessuna traccia.

“Che sia successo qualcosa di grave?” si chiese Pocci.

“Speriamo di no. Vieni, andiamo a cercare Tillo. Lui dovrebbe sapere dov’è la nostra amica,” propose Occi.

SI avviarono verso il fondo del mare, dove Tillo stava riposando. Lo svegliarono e gli chiesero dove fosse Tilli.

“Non lo so, l’ho lasciata un po’ di tempo fa, poi non l’ho più vista.”

“Non può essere andata lontano, non con i piccoli qui. Oh, vieni con noi Tillo, cerchiamola, ti prego, ho una brutta sensazione…” implorò Occi.

Con i piccoli al seguito, che già piangevano chiamando la loro mamma, la compagnia si mosse per decine di chilometri senza tuttavia alcun risultato.

Stanchi e preoccupati, i nostri eroi si chiesero che cosa potevano fare.

A un tratto Pocci esclamò: “Mi è venuto in mente che conosco un investigatore privato, Hercule Orcot, che abita da queste parti e che è molto bravo nel ritrovamento degli scomparsi. Volete che andiamo a chiedergli se ha tempo di cercare la nostra Tilli?”

“Oh sì, ti prego, andiamo subito,” si agitò Tillo.