TOMMASO E LA SERPE

coniglio“Aspettami,” sussurra Tommaso a corto di fiato.

Mamma Giovanna si ferma e attende il figlio, raccomandandogli di non parlare: “Ci sono orecchie nemiche qui intorno…”

“Va bene, ma tu per favore non correre,” piagnucola il coniglietto, “io sono piccolo e mi stanco in fretta.”

Giovanna allora lo prende e se lo accomoda sulla schiena.

Ancora un’ora di cammino, ed eccoli giunti ai piedi di un tronco d’albero, tra le cui radici si apre la tana abitata da nonno Alvise.

“Salve ragazzi! Avete fatto buon viaggio?”

“Sì, ma ora siamo stanchi. Dove possiamo riposarci?”

“Venite, ho preparato della lettiera fresca, accomodatevi pure qua.”

Ma Tommaso vuole curiosare e, lasciata la madre, se ne va intorno saltellando gioioso.

Trascorsa un’ora, del piccolo non c’è più traccia.

Giovanna ha un bel gridare: “Tommaso, dove sei?” Nessuno risponde.

“La tana ha altre uscite?” chiede la coniglietta al padre.

“No, non mi pare.”

Allora Giovanna prende a ispezionare minuziosamente ogni recesso, scoprendo così una minuscola presa d’aria a misura di Tommaso.

“Babbo, il piccolo è uscito da qui! E ora che faccio? Fuori è pericoloso avventurarsi a quest’ora, ma sono preoccupata: Tommaso è un coniglietto curioso

e spesso si mette in guai seri. È meglio che vada a cercarlo!”

“Fai attenzione Giovanna! Ti accompagnerei, ma la sera è umida e la mia artrosi non mi dà tregua!”

La coniglia esce guardinga dalla tana.

Le tenebre sono calate, e il bosco è tutto un rincorrersi di stridi, bisbigli, mormorii e qualche lancinante “tuut” che fa sobbalzare la nostra eroina. Lei sa di essere una preda facile a causa del suo mantello bianco, e lo stesso è per Tommaso. Non ha neppure il coraggio di chiamarlo ad alta voce temendo di essere individuata da qualche predatore. Così si muove nascosta sotto i cespugli, finché scopre l’ingresso di una tana da cui escono suoni strani: musica? musica umana?

Giovanna non sa che fare: non osa sbirciare in quel cunicolo buio e poco invitante, ma la speranza di trovare il suo Tommaso la stimola, e lei si avventura in quel buio profondo, dove i suoi occhi non riescono a mettere a fuoco nulla.

A mano a mano che si avvicina alla fonte del suono, un chiarore soffuso si diffonde nel cunicolo, e la nostra intrepida coniglietta si lancia di corsa verso la fonte luminosa. Giunta a pochi passi dallo slargo che rappresenta la tana vera e propria, Giovanna si arresta, avanzando più adagio per non lasciar trapelare la sua presenza.

La tensione è al massimo, quando la coniglietta si affaccia per osservare la scena.

A stento riesce a trattenere un grido: Tommaso è là, seduto immobile che osserva con interesse un serpentello argenteo dimenarsi a ritmo di musica.

Mamma Giovanna sa perfettamente quello che accadrà a suo figlio, quando la musica finirà.

Ora la melodia va diminuendo di volume, forse sta per cessare, e lei non ha ancora deciso come agire.

Sibilla, questo è il nome della serpe scritto all’ingresso della tana, ha ormai spalancato la bocca e fissa negli occhi il coniglietto che rimane immobile, come ipnotizzato. In quell’istante Giovanna decide: raccoglie alcune radici da terra e le lancia, con un tiro incredibilmente preciso, nelle fauci del serpente che, preso alla sprovvista, le inghiotte.

Mamma Giovanna si lancia sul figlio e cerca di trascinarlo verso l’uscita, quando la serpe sbarra loro la strada: “Dove credete di andare voi due?”

“Bada a te, ho denti aguzzi e zampe forti, non ti sarà facile averla vinta con me,” minaccia la poverina, sperando che Sibilla le creda sulla parola.

“Che hai capito? Non sono abituata a cibarmi di carne: sono una serpe vegetariana io.”

“Non ti credo…”

“Ti voglio raccontare la mia storia, se hai qualche minuto di tempo…”

“Mamma, stiamola a sentire, ti prego. Sai quanto mi piacciono le storie!”

Giovanna tentenna, poi si lascia convincere e i due candidi conigli si accomodano davanti a Sibilla che inizia subito il racconto.

“Quando nacqui, mi nutrivo di prede vive, proprio come i miei simili. Poi fui catturata da un piccolo umano che mi insegnò ad apprezzare la musica e la frutta che lui adorava. Nel periodo che trascorsi con lui non mi nutrii d’altro. Ero tuttavia diventata triste perché mi mancava il mio ambiente e così un giorno fuggii nel bosco per essere di nuovo libera di vivere come mi pareva. Ebbene, vi assicuro che da quel momento non potei più inghiottire un essere vivente: che volete, non riesco a sopportarne la sofferenza! Ho pensato molto al motivo di questo mio cambiamento e mi pare che potrebbe essere attribuito all’influenza musicale. Che cosa ne pensate?”

“Forse hai ragione. La musica fa vibrare certe corde nel nostro cuore… me ne sono accorta quando stavo cercando Tommaso.”

Mamma coniglia è commossa, si avvicina a Sibilla per manifestarle il suo apprezzamento e: “Se ti fa piacere, ti vorrei invitare a cena da noi stasera. Siamo da mio padre.”

“Davvero? Sono felice di poter stare un poco in compagnia. Se poi tuo padre è un coniglio intelligente come te, la serata si prospetta piacevole.”

Se ne vanno i tre strisciando sotto i cespugli anche se Giovanna ora si sente più tranquilla.

Giunti alla tana, nonno Alvise, vedendo entrare Sibilla, balza in piedi, arruffa il pelo e mostra i grandi incisivi tipici dei roditori.

“Che ci fa qui la serpe? Vi sta inseguendo? Sapete che le serpi sono i nostri più accaniti cacciatori?”

“Calmati, babbo, Sibilla è vegetariana, si nutre di radici e di erba, proprio come noi.”

“Ne sei certa? è contro natura.”

Allora interviene Sibilla: “Io, che sono vissuta per qualche tempo con gli umani, so che anche tra loro ci sono persone vegetariane che sopravvivono benissimo senza provocare sofferenze inutili. Se non mi credete, mettetemi alla prova. Io sono una serpe giovane e non potrei vincere due conigli adulti come voi.”

Nonno Alvise, convinto da quelle parole, acconsente a cenare insieme con Sibilla quella sera.

“Nella vita occorre scegliere: o ti cibi di esseri viventi, e conduci una vita solitaria, o sei vegetariano, e hai un sacco di amici!” sospira soddisfatta Sibilla, osservando golosa le manovre culinarie di Giovanna.

(tratto dal libro "Animali, amici miei" pubblicato nel marzo 2010)