AMICA TERRA

Oggi e domani

Ieri o mai più

Una sola Terra

Abbiamo per amica

 

 

                    Jessica starnuta, soffia il naso e asciuga gli occhi.

 “Ti sei beccata il raffreddore?” le chiede suo fratello.

 “Spero di no. Domani devo andare in gita.”

 “Dove?”

 “Ci portano a visitare un allevamento di mucche da latte.”

 “Bella roba!” brontola il ragazzo andandosene.

 La nostra amica ci resta male. Lei tiene molto all’opinione di Alberto e non farebbe mai nulla che gli dispiacesse.

 Così lo rincorre e gli chiede: “Che cosa c’è che non va?”

 “Ora non ho tempo. Devo preparare la lezione per

domani, ma dopo cena, se vuoi, possiamo parlarne.”

 “D’accordo,” acconsente Jessica sempre più agitata.

 La sera si snoda tra brevi scambi di idee con i genitori e cena con televisore incorporato.

 Una volta terminato il pasto, Jessica chiede al fratello di salire con lei nella sua stanza.

 “Allora?” esordisce la nostra eroina.

 “Allora cosa?”

 “Che cosa hai da dire contro le gite scolastiche?”

 “Proprio niente!”

 “Ma come? Se prima hai brontolato, quando ti ho spiegato che andavo in gita.”

 “Non è stato per quello…”

 “Senti, Alberto, che cosa devo fare per estrarti le parole di bocca? Sei muto come un pesce oggi!”

 “Scusa, Jessica. Non ho niente contro le gite scolastiche. Sono gli allevamenti intensivi di animali che mi mandano in crisi.”

 “E perché? Che cosa hanno di negativo?”

 “Vuoi veramente sapere tutto? Anche cose che magari non ti faranno dormire stanotte?”

 “Sì, sai che non sono una ragazza impressionabile.”

 “Va bene. Tieni a mente che ti sto parlando solo degli allevamenti di bovini. E, in particolare, di mucche da latte. Non voglio annoiarti con cifre che poco dicono del malessere animale. Sappi, dunque, che una mucca fornisce latte solo dopo aver partorito un vitello. Il piccolo le viene tolto dopo uno-tre giorni dalla nascita affinché il latte possa essere utilizzato dagli uomini. Nel frattempo la mucca viene di nuovo inseminata – artificialmente – per partorire un altro vitello. Mentre è incinta, è regolarmente munta fino a due mesi prima del parto. Le mucche da latte, lo vedrai con i tuoi occhi, non hanno praterie – e nemmeno prati – a loro disposizione, ma vivono in stalle che riservano loro solo un minuscolo spazio dove gli è difficile muoversi. In natura una mucca vive circa quarant’anni, negli allevamenti ne dura al massimo sette-otto, dopodiché viene avviata al macello. Il peso delle mammelle gonfie di latte e il ridotto spazio a loro disposizione fanno sì che le mucche abbiano spesso grossi problemi agli arti posteriori che, alla fine, non le sorreggono più. Vuoi che continui?”

 “No, no. È per questo che da almeno un anno bevi solo latte di riso a colazione?”

 “Sì. Anche perché il latte vaccino non è un alimento adatto a un organismo adulto. Serve quello delle mamme umane ai neonati e ai bimbi fino a sei mesi. Ma il latte vaccino è destinato solo ai vitelli.”

 “Alberto, una volta mi hai detto che gli allevamenti provocano anche inquinamento. È vero o ricordo male?”

 “È vero. Gli escrementi degli animali, che in passato fungevano da concime, con l’incremento degli allevamenti intensivi sono talmente aumen-tati che vengono eliminati in altri modi. Questi escrementi, penetrando nel sottosuolo complici le piogge o altri fattori, inquinano le falde acqui-fere…”

 “Scusa, Al, che cosa sono?”

 “Sono le falde sotterranee da cui viene pescata l’acqua per alimentare gli acquedotti. Senza contare poi il consumo di acqua per la pulizia delle stalle, dei recipienti in cui mangiano i bovini e per l’abbeveraggio – una mucca da latte beve circa 200 litri di acqua il giorno. Il consumo maggiore di acqua, tuttavia, è quello per la coltivazione dei cereali che servono come mangime. Senti, Jessica, su questo argomento ci sarebbe da parlare per ore, ma ora sono stanco. Domani avrò una giornata faticosa.”

 “Va bene, allora continueremo il discorso un’altra volta. Buonanotte.”

 Jessica trema in ogni fibra del suo corpo. Non riesce a capacitarsi che gli uomini siano così crudeli nei confronti degli animali e della Terra; e si promette solennemente che andrà a fondo della questione.

 “Io amo il mio pianeta e non sono disposta a inquinarlo o peggio per un bicchiere di latte!” pensa.

 La notte trascorre tra insonnie e sospiri, consegnando all’alba una ragazza stanca ma combattiva.

 Come le aveva anticipato il fratello, la visita all’allevamento di mucche da latte è traumatizzante: lei, in possesso di tutte le informazioni che le ha fornito Alberto, nota le pesanti mammelle che sono svuotate con delle macchine – non certo delicate –, le traballanti gambe posteriori che permettono a malapena qualche spostamento nei ridottissimi box, gli sguardi umidi e i muggiti addolorati per la mancanza del vitello appena partorito, gli escrementi maleodoranti.

 Gli occhi della nostra amica si riempiono di lacrime.

 “Devo fare qualcosa per evitare tutto questo dolore!” si ripromette. “Ma che cosa?”

 Il giorno successivo Jessica interroga Internet circa l’impatto degli allevamenti intensivi sull’am-biente.

 Scopre così che, per nutrire gli animali, sono disboscati grossi appezzamenti di terreno (ogni anno scompaiono diciassette milioni di ettari di foreste tropicali, quasi tutti destinati alla coltivazione dei cereali che servono per i mangimi).

 Scopre anche che, quando l’ambiente non fornisce più sufficienti risorse per gli allevamenti intensivi, i terreni vengono completamente abbandonati, andando incontro alla desertificazione.

 Scopre inoltre che, per coltivare i cereali adatti ai mangimi, gli uomini fanno uso massiccio di prodotti chimici (fertilizzanti, pesticidi – che uccidono gli insetti nocivi per le colture –, erbicidi – che uccidono le piante nocive), prodotti che inquinano il suolo, l’acqua e il raccolto stesso.

 Scopre infine che, per coltivare i cereali destinati agli allevamenti intensivi, gran parte dei terreni adatti a quelle coltivazioni sono sottratti agli abitanti del Terzo Mondo che soffrono così la fame.

 La nostra eroina spegne il computer inorridita.

 “Che cosa stiamo facendo al nostro pianeta? Perché siamo così stupidi? Io, che sono solo una ragazzina, capisco quanto sia nocivo tutto ciò; possibile che non lo capiscano anche gli uomini politici o comunque chi ha la responsabilità di salvaguardare il benessere umano e terrestre?”

 Jessica, dopo aver elaborato tutte le informazioni apprese, decide di parlare con il fratello.

 “Al, ho preso una decisione. E non venirmi a dire che sono troppo giovane o non so che altro.”

 “Sputa,” sorride Alberto.

 “Da oggi la mia vita cambierà radicalmente. Non solo non berrò più un bicchiere di latte, ma non mangerò più neppure un pezzetto di carne. Il pesce non so, non ho ancora deciso. Tu che cosa ne dici?”

 “Quasi tutto il pesce che mangiamo è allevato, ovviamente con metodi diversi, ma con problemi di inquinamento – stavolta marino – e di sofferenza simili a quelli degli animali terrestri.”

 “Allora anche il pesce non farà più parte della mia dieta. Allora? non dici niente?”

 “Benvenuta nel mondo dei vegani, sorellina,” sorride Alberto battendo un cinque con sua sorella.

(tratto dal libro "Le Ecofavole" pubblicato nel luglio 2011)