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IL RACCONTO DELLA CALLA

  • Categoria: Racconti
  • Pubblicato: Lunedì, 27 Gennaio 2014 00:00
  • Scritto da Maria Grazia Sereni

 

calla"C'era una volta una ragazza abbastanza carina ma scialba, emaciata, insignificante, la cui vita scorreva pigramente accan-o a un padre – sempre assente per lavoro – e a una madre – impegnata nel sociale.
Lilia, appena licenziata dalle scuole superiori, manifesta l'intenzione di non proseguire gli studi.
- Che cosa ti piacerebbe fare? - chiede allora il padre.
Lilia si riserva qualche giorno per riflettere, quindi dichiara ai genitori: - Vorrei occuparmi della conduzione di casa nostra o, se questo non fosse possibile, mi piacerebbe dedicarmi all'educazione dei bimbi, magari anche di famiglie indigenti.
- Stai scherzando vero? - protesta la madre - Le faccende domestiche sono di competenza della collaboratrice assunta allo scopo e da me coadiuvata; per quanto riguarda invece il lavoro di baby sitter sarebbe una vergogna per la famiglia. Tu sei la nostra unica figlia; che direbbe la gente se ti impegnassi in un lavoro tanto meschino e di cui non hai bisogno per vivere?
- Ha ragione mamma, - sottolinea il padre. - Ci sarà pure qualcos'altro che ameresti fare. Pensaci ancora. Ne riparleremo più avanti.
Le giornate interminabili si snodano a minuzzoli, e la nostra amica cerca

di riempirne qualche frammento con un libro, che a volte riposa aperto sulle ginocchia, mentre i suoi pensieri fluttuano tra fantasticherie perturbate.
La natura aborre il vuoto, cosicché la vita di Lilia cambia all'improvviso: da solitarie le giornate si riempiono di una religiosità dilagante, tanto che la ragazza comunica ai genitori di voler entrare in convento.
Lo sconcerto del padre, che non riesce a digerire quell'affronto, è inenarrabile, come pure il turbamento della madre che ha sempre fidato in un ottimo matrimonio e in almeno un nipotino per <dar lustro al casato>.
Dopo varie discussioni, i tre si accordano per una tregua di sei mesi, periodo in cui Lilia si impegna a frequentare i coetanei in cambio della libertà di dedicarsi alla sua nuova passione religiosa.
Il primo mese trascorre senza avvenimenti di rilievo.
Nel secondo, la ragazza supplica i genitori di essere dispensata dalla vita sociale, cosa che le è negata.
Nel terzo, Lilia si innamora del suo confessore, un giovane cappellano molto avvenente.
Nel quarto, l'infatuazione della Nostra aumenta a tal punto da farle perdere la testa.
Nel quinto, la ragazza pare acquietarsi.
Nel sesto la gravidanza sboccia prepotentemente.
È ormai tempo per la famiglia ignara di trarre le programmate conclusioni, così i tre si riuniscono e i genitori chiedono alla figlia che cosa intenda fare.
Davanti a loro una Lilia in lacrime balbetta parole incomprensibili. Poi giunge, fin troppo chiara, la confessione.
La scossa è devastante, tanto che i poveri genitori restano per qualche minuto senza parole.
La situazione si sblocca infine con i pesanti lamenti dei coniugi per la mancata riconoscenza della figlia nei loro confronti.
- Sterili, sono lagnanze sterili le nostre -, dichiara a un dato momento il padre, - il punto è: qual è la soluzione migliore?
- Voglio tenere il bambino -, afferma Lilia con una determinazione che non le è consueta.
- Non se ne parla proprio! - esclama la madre.
- Via, mamma, non siamo nell'Ottocento. Ora le ragazze madri non fanno più notizia.
- Forse in certi ambienti, ma io non sopporterei di vedere la gente sussurrare alle mie spalle!
La discussione si dilunga finché Lilia riceve il permesso di portare a termine la gravidanza in famiglia, a patto di sposare un suo coetaneo che da qualche tempo le fa la corte.
Le nozze si celebrano appena pronti i documenti e, pochi mesi dopo, Lilia partorisce.
Il bimbo, un bel maschietto di tre chili e due, è la gioia dei coniugi e dei nonni.
Ma, con il trascorrere del tempo, nella nostra eroina ritorna improvvisa la passione religiosa: sogna spesso di indossare un abito candido che la avvolgerebbe in un abbraccio puro, senza tutte le lordure cui il mondo, e soprattutto il suo matrimonio, le impongono di sottostare.
Questo nuovo atteggiamento, unito al fatto che Lilia non si sarebbe mai sposata con quel ragazzo se fosse dipeso da lei, inizia a intaccare il rapporto con il marito, alle richieste del quale sempre più spesso Lilia si nega.
Giunge infine il tempo in cui è necessario un chiarimento, tanto più umiliante quanto richiesto dai suoi genitori oltre che dal marito stesso.
In quell'occasione la ragazza comunica la decisione irrevocabile di abbandonare tutto e di farsi monaca.
- Ma il bambino, il bambino... che ne sarà di lui? - balbetta la madre di Lilia.
- Te ne puoi occupare tu, sei ancora giovane.
- Ma come, l'hai voluto a tutti i costi e ora te ne vuoi liberare come se fosse un sacchetto di spazzatura?
- Io devo seguire la mia vocazione, non posso continuare a fondare la mia vita su un cumulo di menzogne. Se trovassi un convento che accettasse anche il bambino, certo sarebbe la cosa migliore.
Tutti si oppongono, si adirano, cercano di blandirla con promesse e proposte che a nulla valgono.
Un mese dopo la nostra eroina entra in convento, dove la fortuna le permette di portare anche il figlioletto.
Inutile dire che il confessore in quel convento è proprio il padre del bimbo!"
("tratto dal libro "Colori in concorso" pubblicato nel luglio 2012)