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AZZURRE COME IL MARE

  • Categoria: Racconti
  • Pubblicato: Mercoledì, 29 Giugno 2022 00:00
  • Scritto da Maria Grazia Sereni

balenotta

Pallotta scende una ventina di metri, apre la bocca e ingoia i krill che hanno la sventura di trovarsi a portata. Poi la richiude in modo che i fanoni facciano uscire l’acqua, trattenendo il cibo che la balenottera degusta estasiata.

Ha sei anni la nostra amica, è incinta da otto mesi e, sentendo prossimo il parto, si accinge a far ritorno, come ogni inverno, alle coste della California, dove il suo piccolo nascerà.

“Voglio sentire Lampo qual è il percorso più breve: mi restano solo tre mesi prima del parto,” si dice Pallotta e, immergendosi di nuovo, inizia a trasmettere la richiesta di informazioni.

Il suo amico non tarda a rispondere, raccomandandole di evitare certi luoghi infestati dalle orche e certi altri da navi umane.

La nostra balenottera intraprende subito la migrazione a una velocità di crociera di dieci - quindici chilometri orari.

Per una decina di giorni tutto procede per il meglio, poi Pallotta si imbatte in una nave.

A suo tempo amici e parenti le avevano raccomandato di non entrare in contatto con navi umane, ma la curiosità è forte, e lei si immerge fino a duecento metri per controllare da sotto quello strano apparato che tutti giudicano tanto pericoloso. Certo non è la prima volta che ne vede uno, anche se mai così da vicino.

Dieci minuti dopo sente la necessità di uscire a respirare, quindi risale adagio e, in superficie, utilizza lo sfiatatoio.

È impossibile non notare quel soffio vaporoso alto una decina di metri e, infatti, dalla nave parte un suono lacerante di sirena che conferma l’avvistamento.

Pallotta si sente perduta, emette un lamento a bassa frequenza per chiedere aiuto a Lampo, immergendosi prima di allontanarsi dalla nave il più velocemente possibile.

Gli uomini intanto gridano ordini per lanciare i famosi arpioni esplosivi che nel corpo della preda esplodono, dilaniandone le carni.

La balena corre a più non posso, ma sa che molto presto avrà la necessità di uscire di nuovo a respirare.

Per fortuna pochi minuti dopo arriva Lampo.

“Segui la tua rotta e dimmi quando devi risalire per respirare. Io andrò verso la nave e cercherò di farmi inseguire: sono più veloce di te e ho molta esperienza.”

Pallotta segue le istruzioni dell’amico ed entrambi – si può dire per un pelo? – riescono a sfuggire ai cacciatori.

Lampo decide di accompagnare la sua amica fino alle coste della California per aiutarla in caso di bisogno, e lei gliene è molto grata.

Poche avventure e di scarsa importanza caratterizzano il tragitto che infine termina.

Nella baia dove sono arrivati, Lampo e Pallotta trovano diversi loro simili ai quali quest’ultima spiega di essere in procinto di partorire.

Come d’uso, intorno a lei si forma un ampio cerchio di una decina di femmine che sorveglieranno lo svolgimento del parto, tenendo a distanza eventuali malintenzionati – soprattutto umani.

È così che nasce Achille, un batuffolo lungo otto metri e del peso di due tonnellate e mezzo.

Lampo, il padre, si avvicina, lo osserva e, con un leggero colpo di coda, lo fa rotolare su sé stesso. Poi se ne va. Sa che la madre lo allatterà e lo accudirà per i prossimi sette- otto mesi.

Il cerchio sta per sciogliersi quando il rumore di un motore scuote l’aria.

“Oh, no!” esclama la puerpera, “anche qui?”

“Non preoccuparti, Pallotta, ci penseremo noi. Siamo tante e molto più grosse di qualsiasi nave!” la rassicurano le compagne.

Nel frattempo il rumore si avvicina sempre più.

Le balenottere, agitate, continuano a immergersi e a riemergere provocando sconvolgimenti impressionanti della superficie marina.

Ed eccola infine! Una nave molto piccola che non assomiglia per nulla alle moderne baleniere, anzi, non assomiglia neppure a una vera e propria nave.

Le balenottere si calmano e una di loro, Rosetta, si avvicina all’imbarcazione per comprendere il motivo di quella presenza. È allora che un arpione parte e le si conficca in un fianco, esplodendo una volta penetrato.

Il natante non è abbastanza grande da caricare la preda, così gira la prua per allontanarsi, trascinando la balenottera che si dibatte disperatamente.

Nella baia, la cui superficie è ormai rossa di sangue, il cerchio delle balene inizia a stringersi intorno all’imbarcazione.

Gli umani, agitati, gridano ordini per preparare un secondo arpione. Che viene caricato ma non scagliato a causa del colpo di coda di una balenottera che fa perdere l’equilibrio all’addetto.

“Via, via da qui,” urla allora il comandante, ordinando il famoso “indietro tutta”.

Quando il rumore del motore si è affievolito tanto da non rappresentare più un pericolo, le balenottere prendono a emettere lunghi lamenti per informare i loro simili della minaccia.

Quindi si acquietano.

Pallotta, mentre allatta il suo balenottero, piange la scomparsa dell’amica Rosetta, pensando a quanto lei stessa sia andata vicina alla medesima fine.

Ma quella deve essere una giornata proprio infausta perché uno sciabordio lieve annuncia l’arrivo di un’altra imbarcazione.

Le balenottere, ancora atterrite dalla precedente esperienza, si raggruppano tutte nella parte più profonda della baia, agitando freneticamente le code.

Davanti a loro appare una barca a vela con due umani a bordo. Non si vedono congegni particolari che possano far presagire un pericolo, tuttavia le nostre eroine non si fidano.

L’imbarcazione ammaina le vele e se ne sta tranquilla a fotografare l’agitazione delle balene. Che, ormai certe di non correre rischi, iniziano ad avvicinarsi.

“Sono umani discreti,” comunica la più audace che per prima ha osato accostarsi.

È allora un tripudio di saluti che rischiano più di una volta di rovesciare il natante. Quest’ultimo infine abbandona la scena – ancora arrossata dal sangue della vittima – con il rimpianto dei marinai di non aver potuto difendere quelle bellissime creature dalla malvagità dei loro simili.

(dal libro di Maria Grazia Sereni “Azzurre come il mare” pubblicato in marzo 2013)