BUNNY IL CONIGLIO

coniglio Bunny

Il mio nome è Bunny. Vivo in una gabbia che, con l’accrescimento del corpo (ora ho quasi un anno) è diventata molto stretta.

Non so che fare tutto il giorno, mi annoio a morte e così mangio tutto ciò che i miei umani mi propinano.

 

È un errore, lo so, perché alla crescita dovuta all’età, si aggiunge l’ingrassamento da cibo e, spesso, mi impongo di stare un po’ a dieta.

Ma è difficile, molto difficile quando le mie zampe vorrebbero sgranchirsi su un prato di tenera erbetta, quando i miei occhi vorrebbero riempirsi di verde naturale, quando la mia bocca vorrebbe assaporare erba succosa.

Penso spesso di fuggire quando la gabbia viene aperta per essere pulita, ma intorno a me vedo solo muri, così mi convinco che una gabbia vale l’altra e resto tranquillo.

Non riesco tuttavia a spiegarmi perché un umano debba comprare un coniglietto (me) per tenerlo in gabbia tutto il tempo, senza fargli conoscere mai la libertà.

Ieri una bimba si è affacciata alla mia gabbia e ha domandato: “Zio perché tieni prigioniero questo coniglio?”

“Non è prigioniero: quella è la sua casa Susan.”

“Perché la sua casa è tanto piccola?”

“Perché lui è cresciuto. Non vedi quanto è grasso?”

“E allora perché non fai crescere anche la casa? Così, poverino, non si può neppure muovere.”

“Hai ragione Susan. Lo farò domani.”

“Dai zio, facciamolo adesso insieme.”

“Ma cara, non ho un’altra gabbia più grande, e poi non saprei dove metterlo intanto che allargo questa.”

“Non preoccuparti zio. Lo porto nel prato, così mangia un po’ d’erba.”

“No, no Susan. E se poi scappa? Non è abituato all’esterno.”

“Ci sto attenta io. Vuoi?”

Un sospiro dell’uomo che mi estrae dalla gabbia e mi consegna tra le braccia di Susan.

La amo, come amerò per sempre tutti i bambini: loro hanno una sensibilità diversa dagli umani adulti!