DOV'E' FINITA MARCELLA?

 

dovè finita Marcella

Era una soleggiata mattina di marzo quando Marcella si svegliò accanto alla sua mamma.

Aveva venti giorni la nostra pecorella e non faceva altro che succhiare latte, lasciarsi lavare da mamma pecora e correrle intorno.

Le sue giornate erano piene di interessi: il gregge, i giovani amici figli di altre pecore, il sole di giorno, la luna di notte, il vento freddo da cui si riparava accanto a mamma, la pioggia da cui si riparava entrando nell’ovile, insomma ogni giorno portava qualcosa di nuovo da imparare, mentre la crescita del corpo la obbligava a essere sempre in movimento.

Un giorno un suo amico, Carletto, la invitò ad andare al fiume con tutta la compagnia.

“Non posso,” rispose dispiaciuta Marcella. “La mia mamma non vuole che mi allontani. Dice che ci sono molti pericoli là fuori…”

Carletto non insistette e se ne andò allegramente con gli altri maschietti in riva al fiume.

“Come dev’essere bello laggiù!” sospirava la nostra pecorella che, rivolta alla madre, chiese: “Mamma, mi porteresti a fare un giretto al fiume? I miei amici sono già là.”

“Va bene tesoro,” rispose mamma pecora, “vieni, andiamo, ma stammi vicino e, se ci sono pericoli, corriamo subito verso il gregge. D’accordo?”

Annuì Marcella, felice di aver ottenuto quell’importante concessione.

Sulla riva del fiume molti suoi coetanei stavano rincorrendosi con balzi incredibili, e lei si unì a loro, sorvegliata da mamma Ada che sorrideva benevola.

“È cresciuta la mia piccola,” si diceva la pecora. “Sarà bene che cominci a mangiare un po’ di erba; il mio latte potrebbe non essere più sufficiente per lei.”

Le si accostò e le mostrò le erbe migliori da brucare che, in riva al fiume, erano particolarmente gustose.

“Buff, buff,” abbaiò il cane del gregge, chiamando a raccolta le sue sorvegliate: era tempo di rientrare in ovile. Le notti di marzo erano ancora fredde e, soprattutto gli agnellini, dovevano riposare al caldo accanto ai corpi delle loro mamme.

Il giorno successivo Marcella, quando Carletto la invitò, senza avvisare mamma Ada, si recò al fiume con l’amico.

Brucò erbe, rincorse gli amici e si fece rincorrere finché, con uno scarto improvviso, saltò in acqua.

Sapeva Marcella che, in caso di pericolo occorre restare immobili senza belare – i belati potrebbero attrarre i predatori –, così la nostra pecorella se ne stava a guardare gli amici, supplicandoli con gli occhi di aiutarla, mentre l’acqua del fiume la trascinava lontano dalla riva.

Pochi secondi dopo il cane stava traendo in salvo la nostra Marcella che fu rimproverata aspramente da mamma Ada: “Non devi mai più allontanarti da me senza avvisarmi. Ero talmente in pena che non sono neppure riuscita a mangiare.”

“Scusa mamma. Ieri ho visto che sulla riva del fiume non ci sono pericoli, così ho pensato di andarci anche oggi. Ma d’ora in avanti ti avviserò sempre.”

Una leccata affettuosa sancì la pace tornata.

Ogni giorno Marcella avvisava la madre quando la lasciava per trascorrere un po’ di tempo con gli amici.

Quel mattino invece la madre non era accanto alla nostra pecorella che allora se ne andò giuliva con Carletto in riva al fiume.

Nel pomeriggio Marcella non era ancora tornata, e mamma Ada controllò la riva del fiume che, tuttavia, era deserta.

Disperata chiese a Carletto dove era la sua pecorella, ma lui le rispose di non saperlo.

“Ma non è venuta al fiume con te?” chiese Ada.

“Sì, però poi l’ho persa di vista e, credendo che fosse tornata da te, non me ne sono preoccupato.”

Allora mamma Ada andò a chiedere al cane se avesse visto la sua piccola Marcella.

“No, ma sei tu che devi sorvegliare la tua prole. Siete in tante, non posso avere occhi per tutte!” esclamò rabbioso il pastore tedesco. “Comunque, se state tutte in gruppo senza allontanarvi, vado a dare un’occhiata in giro.”

Il cane si aggirò nei dintorni nella speranza di trovare Marcella che pareva proprio svanita nel nulla.

Quando tornò da mamma Ada senza notizie della pecorella, quest’ultima si mise a piangere: “Che cosa posso fare? Dammi un consiglio per favore. La mia Marcella è talmente giovane e senza esperienza che potrebbe essere finita nelle fauci di qualche predatore.”

“Non credo, altrimenti avrei visto dei resti. No, deve essere successo qualcosa che ora non riusciamo a immaginare. Ti consiglio di aspettare domani. Se entro stanotte la tua Marcella non rientra, domani potremo rivolgerci a Hercule Pecorot: è il miglior investigatore della zona.”

“Ti prego, ti prego, andiamoci subito. Non riuscirei a trascorrere una notte tranquilla sapendo la mia piccola là fuori in mezzo a chissà quali pericoli.”

“Va bene, aspettami qui, vado a chiamarlo con un ululato, ma di notte sarà difficile che possa fare qualcosa.”

“Tentiamo,” sussurra Ada con mille spine che le perforano il cervello.