AVETE VISTO GIGIA?

 

giraffa 2

Gigia la giraffa era nervosa: di lì a qualche giorno avrebbe partorito il suo primo figlio e, com’era d’uso, si sarebbe dovuta appartare dal branco. Il problema non era tanto la solitudine, ma il luogo che sapeva per certo essere infestato da leoni.

“Mentre partorisco sono una facile preda per quei feroci predatori, e non solo io purtroppo!” sospirò la nostra amica.

Pensa e ripensa, chiamò Gigio, il suo compagno, al quale spiegò le sue preoccupazioni, chiedendogli se, durante il parto, lui poteva sorvegliare i dintorni.

“Lo sai che non posso Gigia, anche se lo farei molto volentieri. Ma che cosa direbbero le altre femmine che si sono sempre arrangiate da sole?”

“Grazie lo stesso, caro. Spero che non succeda nulla” si accomiatò Gigia, brucando avida i germogli di un’acacia vicina.

Il giorno successivo il branco decise di recarsi al fiume per un’abbeverata generale. Anche quello era un momento molto pericoloso per le giraffe che, a causa del lungo collo, dovevano piegarsi a gambe aperte per arrivare a sorbire un po’ d’acqua. Per fortuna non succedeva spesso che dovessero bere grazie alla loro alimentazione completamente vegetale.

Nel branco le giraffe si davano il turno: alcune restavano a guardia di quelle che si abbeveravano per poi scambiarsi i ruoli.

Tutto filò liscio fino a quando l’ultima giraffa si fu rialzata. Infatti, da lontano apparvero due leopardi e un leone che iniziarono ad avvicinarsi per un gustoso spuntino.

Ma le giraffe galopparono via al massimo della velocità (sessanta chilometri l’ora) finché i predatori scomparvero dalla vista.

Gigia sentì che il giorno successivo il suo cucciolo sarebbe nato, così si recò da Giorgina, la vecchia giraffa, per avere consigli.

“Non preoccuparti, cara. Devi partorire nascosta tra i cespugli, ma con la testa fuori per controllare la situazione. Se dovessi vedere avvicinarsi un predatore, lascia il cucciolo a terra e fuggi: tu sei veloce e, di certo, sarai inseguita fino al branco che raggiungerai. Così tuo figlio sarà salvo e anche tu perché nessun predatore si azzarderebbe ad attaccare un branco di giraffe: i nostri zoccoli sono molto forti e il numero degli individui del branco farebbe di certo fuggire il malintenzionato. Quando il pericolo sarà scomparso, ce ne andremo a cercare il tuo piccolo. È tutto chiaro?” sussurrò Giorgina.

“Oh sì! Grazie, grazie mille. Seguirò i tuoi suggerimenti” landì contenta Gigia.

E il giorno successivo la nostra amica partorì. Il suo cucciolo, dopo essere caduto a terra da un metro e mezzo, riuscì a rimettersi in piedi e a succhiare il latte della madre. Lei attese che il piccolo terminasse la poppata e poi iniziò a leccarlo con la sua lunga lingua blu.

Fu in quell’istante che ne annusò l’odore e, subito dopo, lo vide: un leone si stava dirigendo verso il luogo del parto, probabilmente attiratovi dall’odore del sangue.

Gigia uscì di corsa dal cespuglio dove raccomandò al figlioletto di restare nascosto e in silenzio. Il leone prese a inseguirla, trascurando la preda più facile.

Fu la paura o chissà che, la nostra amica non ricordava più dove si trovava il suo branco. Così fuggiva all’impazzata mettendo sempre più metri tra lei e l’inseguitore.

Nel frattempo Giorgina, preoccupata per il ritardo di Gigia, decise di condurre il branco dove la sua amica aveva partorito.

Quale fu la sua sorpresa nel trovare solo il cucciolo che landiva spaventato.

A quel punto Gigio si disperò: “Mi aveva chiesto di farle la guardia mentre partoriva, e io mi sono rifiutato. E ora dove sarà finita la mia povera Gigia?”

“Non preoccuparti, chiamerò Hercule Giraffot, è un ottimo investigatore. Vedrai che lui saprà ritrovare la tua Gigia!” si offrì Giorgina.