Login Form

INQUINANTI A ROSIGNANO MARITTIMO

  • Categoria: Ambiente
  • Pubblicato: Giovedì, 09 Gennaio 2020 00:00
  • Scritto da Maria Grazia Sereni

 

inquinanti a rosignano

A Rosignano Marittimo ci sono delle spiagge di sabbia bianca, apparentemente pulite e quasi caraibiche. Ma non c’è niente di naturale e puro, purtroppo, si tratta della conseguenza degli scarichi effettuati dalla vicina fabbrica del bicarbonato Solvay. Ora l’operato della multinazionale belga è finito nel mirino di Report che ha svelato una serie di sconvolgenti retroscena.

Come racconta il servizio di Adele Grossi, che ha ripercorso un po’ tutta la storia dell’azienda, l’industria chimica Solvay nel solo 2017 ha scaricato in mare una serie di sostanze tossiche pericolose ed inquinanti:

  • 4,18 tonnellate di arsenico
  • 5,96 tonnellate di cromo
  • 13 tonnellate di benzene e innumerevoli altri inquinanti

Il valore di mercurio nell’acqua è superiore a quello ammissibile per legge. Secondo quanto indicato dal servizio di Report, in 50 anni sarebbero state riversate in questo tratto di costa 400 tonnellate di mercurio.

Scarichi che, viene sottolineato, sono stati sempre autorizzati in deroga alla legge.

Residui di carbonato di calcio, i residui della lavorazione del bicarbonato di sodio, sono ovunque nella zona e questo comporta una serie di rischi. L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’ambiente nel 1999 valutò questa come un’area tra le più inquinate al mondo, stimando un totale di 40milioni di dollari per le bonifiche necessarie.

Nonostante questo sono molti i turisti che frequentano queste spiagge, neppure la presenza di un cartello in bella vista che segnala il divieto di balneazione li spaventa.

L’azienda Solvay è arrivata in questi luoghi nel lontano 1912 e, come sottolinea il servizio di Report, per far digerire meglio la sua presenza ha costruito intorno alla sua fabbrica un’intera città fatta di case e tutti i servizi utili. Qui tutto è legato al padre del bicarbonato di sodio Ernest Solvay.

Per produrre il bicarbonato e far funzionare l’azienda sono necessari acqua e sale con i quali si ottengono i derivati del cloro. Queste materie prime arrivano da vicino: l’acqua dal fiume Cecina e il sale da Volterra (le saline sono praticamente a uso esclusivo di Solvay), regolati da un accordo di oltre 20 anni fa con i monopoli di Stato. Risorse che però si stanno esaurendo a causa del consumo smodato da parte dell’azienda, il che sta creando un serio problema di dissesto idrogeologico nella zona di Volterra.

Nel 2003 è evidente e sotto gli occhi di tutti che vi è un problema di scarichi, la polvere bianca è ovunque. Viene così fatto tra il ministero dell’Ambiente, la Regione Toscana e la provincia di Livorno un accordo di programma con Solvay che prevede che l’azienda non superi il tetto massimo di scarichi di solidi sospesi pari a 60mila tonnellate. Accordo però che non viene rispettato, Solvay proprio non ce la fa ad adeguarsi e allora che succede? Si adegua lo stato! La soglia di solidi sospesi massima diventa di 250 mila l’anno!

Tutto questo ha anche, ovviamente, un impatto sulla salute delle persone che abitano nella zona. Come dichiarato da Claudio Marabotti, medico e ricercatore del CNR di Pisa, la possibilità di ammalarsi di mesotelioma pleurico è molto più alta (300% rispetto alla media regionale).

Le pericolose polveri bianche di scarto della Solvay, poi, svela Report, sono finite anche lontane dallo stabilimento in quanto negli anni sono state scaricate in alcune discariche (aree che, udite udite, oggi sono adibite anche alla coltivazione del grano!)

Tutto questo inquinamento non è però solo prerogativa di Rosignano. Report ricorda anche i problemi ambientali e di salute creati dalla Solvay a Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria. Qui l’azienda è stata condannata in Appello per disastro ambientale a causa dell’inquinamento da Pfas. Lo Stato italiano da anni discute sui limiti allo scarico di questi inquinanti, non più in produzione, ma nel frattempo l’azienda li ha già sostituiti con un’altra sostanza che immette nell’ambiente da ormai 7 anni.  Di cosa si tratta? Non è ancora chiaro ma potrebbe trattarsi dei cosiddetti “Pfas di nuova generazione” per i quali non esistono ancora standard e le analisi sono ancora sperimentali.

Si parla tra l’altro dello scandalo dell’acqua avvelenata prelevata dalle falde sotto la fabbrica Solvay e distribuita gratuitamente dall’azienda ai cittadini ignari della situazione.

Francesca Biagioli