Login Form

TUTTO E' FINITO (storia vera)

  • Categoria: Racconti
  • Pubblicato: Venerdì, 15 Ottobre 2021 00:00
  • Scritto da Maria Grazia Sereni

orsi della luna

Sono imprigionato in questa gabbia da molto tempo ormai, e non ne posso più.

Da anni ogni mattina siamo “munti”, io e i miei compagni di prigionia, da uomini vestiti di bianco.

Avevo tre mesi quando fui strappato dalle amorevoli cure della mia mamma che, per difendermi, ci rimise la vita.

Vivevamo in una meravigliosa foresta piena di vita – ne ho ancora uno sbiadito ricordo. Alcuni altri cuccioli furono rapiti come me e venduti a un circo dove abitai per circa un anno.

Neppure là la vita era paragonabile alla mia precedente perché al mio arrivo iniziarono a insegnarmi stupidi esercizi, come quello di condurre una bicicletta, di camminare sulla pista vestito con una gonnellina, e tante altre azioni degradanti per divertire gli umani.

Ovviamente ogni errore nell’eseguire i comandi era punito con botte o scosse elettriche di cui porto ancora i segni sul corpo.

Al compimento dei diciotto mesi fui venduto a una “fattoria della bile”, così la chiamano gli umani.

Tirai un sospiro di sollievo, pensando che in una fattoria avrei goduto di una qualche libertà.

E invece…

Mi fu inserito un tubo metallico nella cistifellea, tubo che venne poi coperto da un cerotto.

Ogni mattina, spesso anche due volte il giorno, nel tubo viene inserito un altro tubo di plastica dal quale gli estrattori, muniti di una siringa, aspirano la bile.

Quando succede, il dolore è tremendo, dolore che sfogo bramendo e digrignando i denti, tanto che gli umani sono costretti a tenermi fermo con un collare metallico.

Alla fine dell’operazione, mi premo le zampe sullo stomaco e sono obbligato a piegarmi in due per cercare di attenuare lo spasmo che mi percorre tutto il corpo facendomi tremare.

Piango in quella circostanza tutte le lacrime che riesco a spremere.

Ho parlato con i miei compagni di prigionia per tentare una fuga, ma non abbiamo trovato una soluzione: le sbarre delle gabbie sono molto robuste, gli umani sono armati quando si avvicinano per l’estrazione della bile e finora non si è presentata nessun’altra occasione per fuggire.

“Ma come facciamo allora per risolvere il nostro problema?” ho chiesto demoralizzato.

Bruno, un orso di cinque anni, mi ha risposto: “Non ci sono soluzioni, questa sarà la nostra vita fino all’ultimo!”

“Possibile?” ha chiesto un altro orso di circa due anni.

“Purtroppo sì,” ha replicato Bruno. “Conosco orsi che sono stati sfruttati per dieci anni e poi lasciati morire in gabbia quando non riuscivano più a produrre la bile necessaria per sostenere le spese del loro mantenimento.”

Un silenzio irreale è calato tra di noi: ognuno sta facendo le sue considerazioni e, temo, queste notizie ci hanno rattristato profondamente.

Poi Bruno è stato trasferito in una gabbia più piccola, dove in pratica non può più muoversi. Ha rugliato per diversi giorni, ma tutto ciò che ha ottenuto è stata qualche staffilata sul muso.

Stamane ci siamo parlati e lui mi ha confidato che non riesce più a sopportare la prigionia – è stato catturato già adulto e quindi ha assaporato la libertà – e neppure il continuo prelievo di bile.

“Voglio lasciarmi morire di fame o escogitare qualche altro metodo per abbandonare la vita se è l’unica soluzione per liberarmi da questa tortura. Non voglio invecchiare in condizioni tanto misere, non mi interessa un'esistenza come quella che sto conducendo.”

Io non gli ho creduto. In fondo noi orsi abbiamo l’istinto di sopravvivenza che ci fa accettare, pur se controvoglia, anche situazioni così atroci.

E invece, terminata la “mungitura” del pomeriggio, Bruno si è alzato sulle zampe posteriori, con gli artigli ha lacerato il suo ventre e ne ha estratto gli intestini, sventolandoli in alto come a rimproverare gli umani di tutto il dolore inflittogli.

Urlando come un pazzo si stava per accasciare sul fondo della gabbia, quando sento il padrone della fattoria ordinare a un suo addetto: “Recidigli subito le zampe mentre è ancora vivo, altrimenti valgono meno.”

No, non ci posso credere!

Neppure il suicidio di Bruno ha toccato il cuore di quello spietato umano!

(dal libro La fattoria dei sogni edito in luglio 2015)