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LIBERTA'

  • Categoria: Racconti
  • Pubblicato: Domenica, 17 Luglio 2022 00:00
  • Scritto da Maria Grazia Sereni

libertà

“Come si chiama la tua gattina?” chiede Rosy alla neo amica Alberta, dopo aver visto una meravigliosa tigrotta grigia giocare con una pallina nel salotto di casa sua.

“Irina. Ma spesso la chiamo solo iii. Irina mi sembra un nome troppo ricercato per un gatto. Tu che ne pensi?”

“Io penso che i gatti siano esseri raffinati, e Irina un nome assolutamente adatto. Quanto tempo ha?”

“Circa sei mesi. È bella cicciona per la sua età, non ti pare?”

“Direi proprio di sì,” sorride Rosy. “È già tempo di pensare alla sterilizzazione. L’avete programmata?”

“Perché dovrei farla sterilizzare, scusa?” si inalbera Alberta.

“Hai intenzione di tenere i gattini che eventualmente nascessero?”

“No, però ho tanti amici che con ogni probabilità ne vorrebbero uno, quindi mi piacerebbe farle fare una cucciolata.”

“Se vuoi un consiglio: non fidarti! La mia gattina, che trovai abbandonata in riva a un fosso, era già incinta. A mia madre, quando la portò dal veterinario per la sterilizzazione, quest’ultimo chiese se voleva i gattini. Lei fu dapprima incerta, poi invece decise di tenerli, confidando di sistemarli presso vari conoscenti che si erano dimostrati interessati. Fu un errore madornale. Quelli che in un primo momento avevano dato la loro disponibilità, poi cambiarono idea, e i gattini restarono tutti a noi. Erano tre femmine e un maschio che, fortunatamente, fu accolto in casa di nonna dietro mia insistenza, altrimenti ora avremmo cinque gatti anziché quattro!”

Alberta si fa pensierosa poi aggiunge: “Vedi, Rosy, io credo che non sia giusto togliere ai gatti la libertà di accoppiarsi e mettere al mondo dei figli.”

“Certo, quella è una scelta tua. Però occorre che tu sia consapevole delle conseguenze. Le gatte partoriscono annualmente in media da tre a dodici gattini – ci sono gatte che lo fanno una sola volta l’anno e altre addirittura quattro! Ammettiamo pure che Irina ti sforni tre - quattro mici l’anno. Considerando che la vita media di un gatto domestico – intendo non randagio – è all’incirca di dodici anni, saresti disponibile a convivere con quaranta/cinquanta gatti che diventerebbero parecchie centinaia se nascessero in preponderanza femmine?”

“Così mi spaventi!” accusa Alberta.

“No, ti faccio presente che le gatte integre danno vita spesso a randagi, perché nessuno potrebbe sopportare di mantenere decorosamente tutti i gatti che sono generati di volta in volta. Così, gli affidatari sono costretti a liberarsi degli ospiti indesiderati, abbandonandoli in campagna, nella falsa convinzione che i mici riescano ad arrangiarsi. E invece i gatti domestici, perduta la loro indole selvatica, sono esposti a fini orribili, dovute a mancanza di cibo o a malattie. Senza contare la malvagità degli umani – soprattutto cacciatori – che li eliminano con bocconi avvelenati o sparandogli. A questo occorre aggiungere la cattura da parte di trafficanti che li vendono poi ai laboratori di ricerca – hai mai sentito parlare di vivisezione? Insomma la vita là fuori, lontano da chi ha favorito la loro nascita, non è per nulla semplice.”

Alberta è impallidita, guarda la sua gattina, la accarezza e dichiara: “Meglio la sterilizzazione piuttosto che questo genere di libertà, eh piccola Irina?

(dal libro di Maria Grazia Sereni “Azzurre come il mare” pubblicato in marzo 2013)