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UNA BRUTTA AVVENTURA

  • Categoria: Racconti
  • Pubblicato: Martedì, 09 Luglio 2013 15:54
  • Scritto da Maria Grazia Sereni

 

willy 

L'estate volge al termine. La luce del giorno cede spazio a quella della notte e io sento una strana insoddisfazione invadere a poco a poco la mia mente.

"Non starò diventando meteoropatico come la mia mamy, eh?", mi domando preoccupato. Vado a cercarla per scrutare in fondo ai suoi occhi, pronto a cogliere il minimo segno di disagio: no, ora lei mi sembra abbastanza tranquilla.

"Allora che diavolo mi prende oggi?", mi interrogo, ma non ho alcuna intenzione di rispondere a domande filosofiche. Decido quindi di uscire per andare al bar.

"Incontrare i miei compagni mi farà bene", penso camminando. "Salve, ragazzi", faccio, entrando al bar di Peppino, "come va la vita?"

"Una noia assoluta", replica Mandy giocando con la piuma di un uccellino, "in questo posto non succede mai niente di eccitante!"

"Andiamo bene!", mi stupisco, "anche qui gli stessi problemi di casa mia. Ma cosa sta succedendo a tutti noi? E sì che le distrazioni non ci mancano. E tu, Willy? come ti va la vita, eh? hai qualcosa da dire? mi sembri tanto abbattuto! non sarai annoiato pure tu!", esclamo.

"Eh, magari fosse noia! No, è stato qualcosa di peggio", risponde Willy che

zoppica vistosamente.

"Cosa ti è accaduto?", gli chiedo incuriosito.

"Eh, sapessi Sammy! Me la sono vista brutta stavolta. Credevo proprio di lasciarci le penne!", esclama Willy ancora sconvolto.

"E Mandy si lamenta che non succede mai niente qui! Racconta, su, racconta, vediamo se riusciamo a suscitare l'interesse del nostro annoiato!", lo incito.

"E va bene. Sapete senz'altro anche voi che nella casa di fianco alla mia vivono due cani, un pastore tedesco e un meticcio di piccola taglia."

"Sì", lo interrompe Mandy, "li ho visti e ho già avuto a che fare con loro. Ricordo che una volta restai su un albero per un'ora almeno, finché la mia mamy venne a cercarmi e a liberarmi. Ma anche loro sono noiosi. E' sempre la stessa storia: prima abbaiano come degli ossessi, poi ci rincorrono, veramente mancano di fantasia, te lo dico io, Willy!"

"Lascialo continuare, Mandy, sentiamo cos'è successo a lui, vuoi?", lo invito.

"Prosegui pure e scusa per l'interruzione", si concede Mandy.

"Questi due individui", continua Willy, "ci odiano con tutte le loro forze, non solo a causa delle differenze razziali, ma anche perché, quando stanno chiusi nei loro box, io e i miei fratelli ci divertiamo ad andare nel loro parco dove la selvaggina da cacciare è più abbondante che da noi."

"E' vero!", esclama Mandy, "sui loro alberi ci sono sempre tanti di quegli uccelli! Quei furbastri vanno ad appollaiarsi là perché sanno che non ci sono gatti che li possono cacciare!"

"Quando poi il pomeriggio escono dai box", prosegue Willy, "li vedo annusare esasperati tutte le nostre tracce odorose. Così non manca occasione che quei due bruti ci spaventino con abbaiate improvvise che, si vede bene, sono solo un preludio ad azioni violente che essi vorrebbero di certo compiere nei nostri confronti. Ieri mattina dunque mia sorella Milly e io ci avventuriamo come al solito nel parco dei nostri vicini. Siamo là da qualche minuto, tranquilli, perché solitamente al mattino i cani stanno rinchiusi, quando ne sentiamo arrivare uno di corsa. Spaventati, ripariamo su un albero. Si tratta del pastore tedesco che si piazza ai piedi del nostro rifugio e non la smette più di abbaiare."

"Infatti io ho sentito dei latrati prolungati ieri, ma non pensavo ce l'avessero con voi!", ricorda Mandy.

"Per favore Mandy, sta' zitto una buona volta!", gli intimo ruggendo. "Voglio sapere cosa è successo a Willy, ma un racconto continuamente interrotto non mi soddisfa per niente."

Mandy ci gira le spalle offeso e solo dopo diversi minuti di preghiere e di scuse da parte di tutti i presenti, accetta di ritornare ad ascoltare la prosecuzione del racconto.

"Noi siamo abbastanza irrequieti. E' vero, il nostro è un asilo inespugnabile per un cane, però non si sa mai cosa può succedere! Ce ne stiamo lassù, aggrappati ai nostri rami, lanciando di tanto in tanto un'occhiata alla belva inferocita, senza intravedere alcuna via di scampo. Beh, ragazzi, è orribile osservare quell'enorme bocca spalancarsi sotto di voi: sembra una voragine senza fine che attrae con un magnetismo incredibile...."

"Eh, sì, l'ho provato anch'io, so cosa significa. Però basta non farsi impressionare e restare calmi, i cani poi si stancano di stare immobili ad abbaiare all'aria pura... Ok, ho capito, sto zitto!", conclude Mandy che ha notato le nostre occhiate ostili.

"Comunque sia", continua Willy, "mia sorella che, come tutte le femmine non possiede il nostro sangue freddo, si sposta su di un ramo più alto, probabilmente troppo sottile. Quello cede e la poverina cade proprio davanti al cane inviperito che sta per avventarsi su di lei. Io allora mi butto dall'albero proprio sulla testa del bruto e comincio a lavorare di unghie. Dovevate sentire i guaiti!"

"E tua sorella non ti ha aiutato a suonargliele?", domanda Mandy che, ora lo abbiamo definitivamente compreso, non riesce a non interferire!

"Certo che no", risponde Willy, "io non l'avrei neanche permesso. Dunque, dove eravamo rimasti? ah sì. Mentre mi sto lavorando il cane, mia sorella corre verso casa e, nel momento in cui la vedo in salvo e sto per seguirla pure io, eccoti arrivare l'altro cane. E' un piccolo bastardo, in tutti i sensi, ma i denti sono da cane di grossa taglia, ve lo assicuro. Quello piomba in mezzo alla mischia, mi assesta due o tre morsi alla spalla, ma io, lesto, mi divincolo. Fortunatamente l'altro bestione è troppo impegnato a gemere per le ferite subite, altrimenti non so se, preso tra due cani, ce l'avrei fatta. Ad ogni modo, dopo essermi liberato del bastardo volo verso casa."

"Ma come hai fatto a sfuggire alle sue mandibole? Non è facile quando un cane ti addenta...", chiede il solito Mandy.

"Eh ragazzi, li ho battuti con la sorpresa di un balzo a doppio avvitamento con salto mortale, altrimenti oggi sareste venuti al mio funerale. Ora offritemi da bere, devo ancora rimettermi completamente dallo spavento. Figuratevi che, stanotte, mi sono sognato i denti del bastardo che affondavano nella mia carne e mi sono svegliato urlando di dolore!"

"Ti credo sulla parola! Deve essere veramente orribile farsi azzannare così!", esclamo sbigottito.

"Sapete, amici", conclude con un sospiro il nostro Willy, "credo proprio che seguirò il consiglio della mia mamy di non andare più a caccia dai nostri vicini!"

(Racconto tratto dal libro "Occhi di gatto" pubblicato nel 2000)